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27 GENNAIO – GIORNO DELLA MEMORIA | ON DEMAND LO SPETTACOLO DI NARRAZIONE: “GLI ARTIGLI DELLA MEMORIA”

27/01/2021

“Quel che è accaduto non può essere cancellato, ma si può impedire che accada di nuovo”. Nelle parole di Anna Frank è racchiuso il senso del Giorno della Memoria, ricorrenza che si celebra in gran parte del mondo, ogni anno, il 27 gennaio.

76 anni fa, il 27 gennaio 1945, le truppe sovietiche dell’Armata Rossa abbattevano i cancelli di Auschwitz. E rivelavano al mondo, per la prima volta, la realtà del genocidio in tutto il suo orrore.

Il 27 gennaio è la data scelta dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite per la “Giornata internazionale di commemorazione in memoria delle vittime della Shoah”, istituita il 1° novembre 2005 con la Risoluzione 60/7.  Ricorrevano i 60 anni dalla liberazione dei campi di concentramento. In Italia il Giorno della Memoria è nato ufficialmente nel 2000, 5 anni prima rispetto alla ricorrenza internazionale proclamata dall’ONU. La data scelta dal Parlamento italiano per ricordare per sempre le vittime della Shoah fu la stessa: il 27 gennaio.

Una data fortemente simbolica, scelta per commemorare i milioni di vittime della Shoah, ma non solo. Una data da portare impressa del cuore e nella mente.

Per commemorare il “Giorno della Memoria” l’Assessorato alla Cultura del Comune di Samarate ha organizzato per venerdì 29 gennaio alle ore 21.00 lo spettacolo di narrazione “GLI ARTIGLI DELLA MEMORIA” di e con Betty Colombo del Teatro dei Burattini di Varese, che sarà trasmesso online sul Canale YouTube del Comune di Samarate al seguente link: https://youtu.be/_CNtsyiAyv8
L’evento resterà in modalità ON DEMAND per 24 ore.


LO SPETTACOLO

Una donna, ex deportata in un campo di concentramento, è invitata in un contesto pubblico a parlare della sua truce esperienza. Accetta con riluttanza, convinta che solo gli uomini sappiano testimoniare mentre alle donne è riservato il racconto dei fatti più che la loro elaborazione.

Si prepara alla serata con cura andando dal parrucchiere e questo gesto fa affiorare tutte le “manie” che il campo di concentramento le ha lasciato nella pelle: odia guardarsi allo specchio, non tocca il suo corpo nemmeno quando si lava, rifugge ogni fragranza o profumo, non si mette in fila al supermercato se deve “prendere” il numero.

Le terribili esperienze vissute da prigioniera si sono conficcate nella pelle e la memoria continua ad attanagliarla rivelando l’orrore subìto proprio attraverso i gesti più domestici che quindi rendono la vita un continuo ricordare.

Il tempo che passa allontana l’esperienza vissuta, l’elaborazione culturale aiuta a collocarla nella Storia, ma le ragioni o tanto meno le giustificazioni -ammesso che ne esistano- non possono soccorrere la mente nell’accettazione dell’Olocausto.

Quando finalmente arriva sul posto e narra la successione dei fatti della sua vita, la sua ansia sembra placarsi: pare che il racconto le dia sollievo anche perché la platea, come solitamente accade, ascolta attenta.

Ma il narrare non basta più. Al giorno d’oggi non è più sufficiente raccontare perché tutto, anche i fatti più terribili, vengono “consumati” come un prodotto temporaneo. Bisogna testimoniare e consegnare a tutti il compito di far vivere la memoria.

Sono le parole di Primo Levi che la soccorrono nel finale aiutandola con forza a passare il testimone al pubblico.

 

 
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